33010 - Colloredo di Monte Albano (UD)
La tradizione maranese dei pescatori è rispettata in pieno. Il “bisato” (anguilla) viene tagliato a tocchetti di circa 10 cm, infilzati in uno spiedo, alternati da foglie di alloro e posizionati a 50/70 cm dalle braci. Una cottura ottimale si ottiene dopo oltre tre ore, ma talvolta ne sono necessarie anche cinque. La pelle resta croccante e la polpa morbida e gustosa. A dare un tocco particolare è la scelta della legna: nocciolo, ciliegio, rosa, alloro e altro, secondo la tradizione dei casoni dei pescatori che si tramanda da secoli. Si comprende che questa prelibatezza non può essere messa in carta tutti i giorni, ma è sempre disponibile su prenotazione.
A dare il nome al ristorante è “la bocca dei tre canai” percorsa dai pescherecci locali. La flotta maranese è rimasta la più numerosa della regione e quotidianamente rifornisce il mercato, dove arrivano i ristoratori anche dalla vicina Slovenia. Un’altra prelibatezza che difficilmente si trova sono le alghe fritte: la lattuga di mare personalmente raccolta dal cuoco.
Nei mesi più freddi non mancano mai le “canocie” (le cicale di mare meglio note come canocchie), tanto che un celebre detto marinaro locale sostiene che «a Santa Caterina è meglio una canocia che una gallina». Così come affonda nella tradizione marinara il brodo di orata servito con i ravioli di pesce e alghe. La cucina si diletta anche nella realizzazione di splendidi dessert. La cantina è seguita dalla signora Claudia che propone il meglio della produzione regionale. Circa 40 euro.