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Il contesto non ferma gli artigiani del gusto. “Dobbiamo raccontarci di più e lo faremo anche a WeFood”

L’interesse per le esperienze enogastronomiche di qualità e legate alla tradizione è in crescita. Il dato si traduce nei buoni risultati delle aziende che producono eccellenza, anche a dispetto di “anni complicati soprattutto a causa del costo di materie prime e trasporti”, commenta Malpighi, presidente dell’omonima acetaia. Oltre ad una proposta di livello il segreto però è saperla raccontare, “far conoscere la propria identità fatta di storia, valori, persone e prodotti”, aggiunge Ceresini della Giuseppe Giusti. Non a caso queste aziende (fra le molte) apriranno le porte durante WeFood, che nel weekend del 16 e 17 marzo porterà gli appassionati direttamente all’interno delle Fabbriche del Gusto.

L’interesse per le esperienze enogastronomiche di qualità e legate alla tradizione è in crescita, influenzato dai cambiamenti demografici e di stile di vita. Dopo il covid, la consapevolezza del rapporto tra dieta e salute e dell’impatto ambientale delle scelte alimentari sta aumentando. E l’Italia, che a tavola non si è mai tirata indietro, non può che essere in prima fila, portatrice di un patrimonio inestimabile di ricette, ingredienti, preparazioni, di cui sono depositari i tantissimi piccoli produttori artigiani. Per capire la portata del fenomeno basterà citare alcuni dati: sono 9,6 milioni gli italiani che negli ultimi 7 anni hanno viaggiato per il Paese desiderosi di scoprire le specialità nostrane. Nel 2023 il 58% dei turisti “domestici” ha scelto la meta di viaggio proprio con questa specifica motivazione, un valore superiore di ben 37 punti percentuali rispetto al numero del 2016. Insomma un trend decisamente in crescita, monitorato anno dopo anno attraverso il “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano” curato da Roberta Garibaldi, professoressa di Tourism management all’Università di Bergamo (con cui abbiamo sviluppato il tema nell’intervista qui sotto). E senza considerare che le esperienze aventi per tema il cibo, il vino, la birra sono, secondo la European Travel Commission, tra le più gettonate anche dagli stranieri, intrigati dall’enorme quantità di tipicità del Belpaese.

Certo la congiuntura storica non è stata la più rosea per l’economia nazionale e non solo, e anche le imprese enogastronomiche hanno dovuto confrontarsi proprio con questo scenario. A testimoniarlo sono le stesse realtà che producono l’eccellenza del Made in Italy, che non nascondono le difficoltà: “Sono stati anni complicati soprattutto a causa del costo di materie prime e trasporti – commenta Massimo Malpighi, presidente dell’omonima acetaia di Modena -, e a livello operativo questo ci ha richiesto tanta fatica”. Eppure queste aziende, a dircelo sono state proprio loro, hanno continuato a crescere. In prima battuta proprio perché stiamo parlando di produttori di qualità, aspetto che determina, ormai sempre più energicamente, una minore flessibilità a eventuali aumenti di prezzi: “I consumatori sono sempre più informati e capaci di valorizzare e premiare l’eccellenza”, evidenzia Glauco Alberghini del Prosciuttificio La Glacere di San Daniele in Friuli. Formando una clientela di fedelissimi, che si è consolidata nel tempo grazie alla costruzione della propria credibilità direttamente sul mercato, ma anche di nuovi potenziali appassionati, “tipicamente amanti del buon cibo, alla ricerca di prodotti di pregio e che abbiano una storia da raccontare”, aggiunge Massimiliano Ceresini dell’acetaia Giuseppe Giusti.

Il punto quindi, però, è proprio che questa qualità si riesca a raccontare, ecco l’altro ingrediente del successo. “La comunicazione è un volano fondamentale quando hai una storia come la nostra alle spalle – sottolinea Malpighi -, che sia veicolata con la visita direttamente alla nostra acetaia (circa 30 mila persone l’anno, NdR) o attraverso i canali digitali o con il passaparola di chi usa e apprezza i nostri prodotti diventandone in primis promotore”. Il mix di strategie attuate per far conoscere la propria realtà produttiva può essere il più variegato, ma l’effetto ricercato è sempre uno: “Far conoscere la propria identità fatta di storia, valori, persone e prodotti, mettendo in luce tutte le specificità e i tratti distintivi dell’azienda”, aggiunge Ceresini. E rendere partecipi i clienti dei propri processi produttivi, saperli mostrare e descrivere, significa fidelizzare i consumatori, grazie alla trasparenza e all’autenticità che deriva dalla condivisione.

Queste aziende lo fanno anche con WeFood, l’evento promosso da dieci anni da Italypost che apre le porte di un selezionato numero di aziende del Made in Italy perché il pubblico possa scoprirne il ‘dietro le quinte’. L’edizione primaverile della manifestazione, che fa proprio della qualità e della comunicazione due perni fondamentali, si terrà nel weekend del 16 e 17 marzo, aprendo le porte di tante Fabbriche del gusto ad appassionati, esperti del settore e curiosi. Dai vigneti del Friuli-Venezia Giulia alle realtà casearie del Veneto, passando per le storiche acetaie dell’Emilia-Romagna e le innovazioni culinarie lombarde, il tour comprenderà visite guidate all’interno delle aziende, laboratori per mettere le mani in pasta, conferenze e degustazioni, oltre che showcooking in cui scoprire segreti culinari e nuove ricette. Non resta quindi che scegliere cosa assaggiare. 

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